17 nov. 2025

"TATUIAMOCI E PARTITE", DISSE CACARELLANDO

“Ci sono battaglie che segnano epoche e cambiano il corso della storia. La guerra in Ucraina e quello che stanno facendo gli ucraini per la loro e per la nostra libertà è una di quelle. Per questo ho deciso di tatuarmi il tryzub, ovvero il tridente simbolo del principato di Kyiv che preesiste a quello di Mosca. Non pensavo di scatenare tutte queste reazioni, ma se la Russia ha paura di un tatuaggio (Carlo Calenda, leader Azione, Rai3, 10.11). 

Cacarellando (anagramma perfetto) si è fatto tatuare il suo autoritratto sul braccio. È un uomo profondo, ama il linguaggio simbolico. Certo, se avesse voluto far le cose per bene, il tatuaggio se lo sarebbe dovuto fare sulla fronte, per certificare ancora meglio il suo stato civile.
La domanda adesso è la seguente: Ora che se l'è tatuato, riuscirà cacarellando in breve tempo ad imparare a suonare al meglio come suo fratello il pianoforte con l'uccello?

(A. Battantier, Italien Néandertalien, 12/25)

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16 nov. 2025

INVADETEMI PURE (Machado, “Che donna straordinaria!" Dalla Picierno alla Boldrini, un coro di lodi, un coro di idioti)

Venezuela, Machado proclama: "Invadetemi pure, basta che mi mettete lì a comandare". Un Nobel per la Pace, ma per favore.

Prima, quando c'erano quelli che stavano con gli americani, il padre della Machado era un re dell'acciaio, ricco sfondato. E il paese? La povertà è schizzata, dall'8 al 36% di povertà assoluta, migliaia e migliaia di persone che muoiono per strada.

Poi arrivano i chavisti, che uniscono il popolo e l'esercito, un po' patrioti e un po' socialisti, e prendono il potere. E ogni due per tre gli fanno il colpo di stato. Ma chi sarà mai che li finanzia, questi colpi di stato? Mah, mistero, come i gialli di Agatha Christie, dove il colpevole è sempre il maggiordomo, solo che qui il maggiordomo ha le stelle e strisce.

Maduro, che è il successore, va avanti con il suo antimperialismo. Che vuol dire? "Lasciateci in pace che il petrolio è nostro".

E infatti, hanno tutto questo petrolio, gli fanno le sanzioni, e loro comunque la scuola e la sanità cercano di darla a tutti.

Poi arriva la Machado col suo 3% di voti, e fa il gemellaggio con Netanyahu, che bella compagnia. E l'Europa che fa? "Che donna straordinaria!" Dalla Picierno alla Boldrini, un coro di lodi, un coro di idioti.

E l'Argentina con Milei, un altro film dell'orrore. Taglia tutto, vende tutto, macelleria sociale. E l'Occidente dice: "Che bello! Facciamo così anche in Venezuela, che tanto c'è tutto quel petrolio da prendere".

E il Nobel? Lo usano come una scusa per fare un altro colpo di stato. Perché ormai la guerra civile è una routine, come andare in palestra. Siria, Libia, Ucraina, e adesso tocca al Venezuela. Il colpevole è sempre il maggiordomo.

La verità è che ormai non hanno neanche più vergogna. Dicono le cose in faccia a tutti, come al mercato: "Io ti invado, tu mi dai il petrolio, e poi ci diamo pure il Nobel per la Pace".

(A. Battantier, Italien Néandertalien, Frammenti per l'Apocalisse, Mip Lab, 11/25)


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CHE FINACCIA L’AMERICA (L'arroganza è il peggior nemico della conoscenza. Gli Stati Uniti, rifiutando di comprendere culture diverse dalla loro, hanno commesso un errore logico di proporzioni catastrofiche. Hanno scambiato la potenza temporanea per una superiorità permanente)

Che finaccia l'America, faceva la padrona con il mondo, si ritrova a fare la pagliaccia in solitaria. Ha spinto la Russia tra le braccia della Cina. Bella mossa. A furia di gridare: "Il nemico è lì, il nemico è là!", i  nemici son diventati amichetti, mattoncino dopo mattoncino. Hanno preso la Russia e l'hanno data in regalo alla Cina, su un piatto d'argento. E la Cina ride e conta i soldi.

Il vero "Stato Profondo" non è la CIA, non è l'FBI. è la Stupidità (Profonda). È quel meccanismo per cui tu, America, rifiuti l'aggancio di Putin perché non era abbastanza democratico. Ma tu chi sei, il maestro elementare del mondo? E poi fai un colpo di stato in Ucraina e ti fai sentire mentre la tua sottosegretaria dice "Fuck the EU". Pura classe diplomatica. 

C’è chi la chiama "transizione geopolitica". Io la chiamo "la Grande Stronzata Americana". Hanno inventato un nuovo sport: il suicidio geopolitico. L'obbiettivo è dimostrare al mondo che puoi essere il numero uno e, contemporaneamente, un completo idiota. 

Hanno questa idea fissa di "ridiventare grandi". Ma grandi come? Grandi nell'ignoranza? Grandi nell'arroganza? 

Hanno smantellato la loro industria, e ora si svegliano e scoprono che i cinesi, quelli che loro consideravano dei copioni, hanno vinto. Perché? Perché i cinesi studiano. Loro no. 

L'americano, un essere che chiamava "globalismo" il suo diritto di mangiare un hamburger in qualsiasi angolo del pianeta, si è svegliato e ha scoperto che il pianeta non era il suo ristorante. 

La nazione più potente della Terra, dopo aver sconfitto l'Impero Britannico, il Nazismo e il Comunismo Sovietico, è stata sconfitta da un'idea: l'idea della sua stessa impeccabile, incontestabile, divina perfezione. Hanno scambiato l'arroganza per strategia e l'ignoranza per sicurezza nazionale. Ora si ritrovano con due rivali uniti dalla loro stessa miopia, e la loro unica soluzione è cercare il traditore sotto ogni letto (e sotto i giacimenti petroliferi). 

Per sconfiggere la Cina, devi avere la Russia dalla tua parte. Ma per avere la Russia dalla tua parte, devi non averla prima spinta tra le braccia della Cina. 

L'élite di Washington, con il suo alito di menta e whisky e le tasche piene di futures, ha partorito un mostro di narcisismo patologico in adorazione di mondi da conquistare. Intanto Pechino, con la precisione di un chirurgo necrofilo, disseziona il cadavere ancora caldo del sogno americano.

E’ la fine di un ciclo. L'Occidente, esausto, si abbandona a un piacere masochista. La Cina, al contrario, è un organismo che procede, che assimila. L'individualismo americano, nella sua fase terminale, non produce più eroi, ma OnlyFans e complottisti. La Cina produce infrastrutture. La partita è già finita. 

Gli americani parlano di "alleati", di "valori". E intanto, nel retroscena, odiano tutti. Odiano i russi, odiano i cinesi, si odiano tra di loro, odiano se stessi. 

Cos'è questa "purezza della nazione" di cui parla Trump? Quale nazione?  L'America è sempre stata un incrocio di razze, un caos glorioso e terribile. Ora vogliono imbiancare il caos. Vogliono trasformarlo in un campo di addestramento, dove il nemico è il vicino di casa, il professore, il funzionario. Hanno paura del drago cinese, ma la vera minaccia è il cancro che si sono coltivati dentro, quel bisogno paranoico di un Nemico che alla fine li divora.

L’America è un esempio da manuale di auto-distruzione dell'egemonia. L'élite al potere ha scelto di sacrificare la stabilità globale e il benessere della sua stessa popolazione sull'altare di una dottrina di dominio incontestato.  Per un paese che si sta uccidendo. ce n’è un altro che aspetta. Non ha bisogno di odiare. Deve solo aspettare.

Quanto è comica nel suo furore, e quanto è tragica nella sua cecità, una superpotenza che si morde la coda. Forse, in un universo parallelo, c'è un'America che ha scelto la curiosità al posto del disprezzo. Ma qui, no. Qui ha scelto la barzelletta della sua eccezionalità. 

L'arroganza è il peggior nemico della conoscenza. Gli Stati Uniti, rifiutando di comprendere culture diverse dalla loro, hanno commesso un errore logico di proporzioni catastrofiche. Hanno scambiato la potenza temporanea per una superiorità permanente.

A settembre ho parlato con miei cari amici americani. Il piano della nazione sembra quello di perdere tutto, litigare con tutti, e sentirsi comunque nel giusto. È come uno di quei giorni storti in cui butti il caffè addosso, inciampi sul tappeto e dai la colpa alla luna. Solo che qui non è un giorno, è un secolo, e il caffè versato è l'intero pianeta. Questo bisogno di sentirsi superiori, di umiliare l'altro, di trovare un nemico per sentirsi vivi. È la protesta di una nazione che non sa più chi è, e allora urla più forte per nascondere il vuoto. Cerca il Nemico fuori perché non ha il coraggio di guardare il mostro che ha in casa. 

Chi vuole trovare la pace attraverso la guerra, la sicurezza attraverso il dominio, troverà paura e distruzione. La follia l’avete creata voi stessi. 


(A. Battantier,Frammenti per l’Apocalisse,  Italien Néandertalien, Mip Lab, 11/25)


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HO LE IDEE CHIARE (Si chiama "Operazione Lancia del Sud". Sottotitolo "Operazione Rubare il Petrolio". Il Venezuela è uno stato sovrano solo finché i suoi interessi coincidono con quelli dell'egemone. Altrimenti, diventa un "cartello", un "regime", un obiettivo legittimo)

"Ho le idee chiare". 15.000 soldati e una portaerei. Negli USA hanno di nuovo un problema di droga! E chi è il colpevole? Non i suoi sobborghi, non le sue farmacie. No, è quel cattivone laggiù, con il petrolio! Accidenti, che coincidenza!

Il Dipartimento di Giustizia dice che è tutto legale. È legale perché loro dicono che è legale. Se domani decidessero che respirare è un atto di terrorismo, noi tutti saremmo già in carcere. 

Si chiama "Operazione Lancia del Sud". Non "Operazione Rubare il Petrolio". Perché dovrebbero chiamarla così? Sarebbe troppo onesto. L'americano medio si sveglia, sente "Lancia del Sud" e pensa a un torneo di golf.  L’europeo medio chissà, pensa ad un torneo di tennis o di calcio. Funziona così. Le parole sono imbottite.

Che fine di merda sta facendo la Terra. Operazione Lancia del Sud. Un altro bel titolo per la sua lapide. L'uomo è ciò che fa, specialmente quando dice di star facendo altro. Maduro è un cartello. Trump ha un'idea. E le formiche, laggiù, si preparano a essere schiacciate

È proprio vero: è più facile ingannare le persone che convincerle di essere state ingannate. Hanno detto "droga", la folla ha annuito. Hanno detto "libertà", la folla ha applaudito. Non hanno detto "petrolio". Per quello non servono applausi, servono solo serbatoi.

Gli USA, una nazione in declino, annoiata, che si aggrappa al simulacro di una guerra. Il Venezuela potrebbe essere ovunque. È solo una questione di coordinate geografiche e, soprattutto, di riserve energetiche. Il resto è rumore.

Serve un po' di morte in TV, e una nuova serie: "Il Trono d'Olio". Il protagonista ha le idee chiare ma non le dice, il cattivone invita alla mobilitazione permanente, l'eroina premio Nobel incita al golpe. E noi, sul divano, a scegliere il concorrente da eliminare con un sms. Il premio in palio non è un viaggio ai Caraibi. Sono i Caraibi.

Un altro carnaio che si prepara. Per la gloria di imbecilli in uniforme.

I miei genitori guardano le notizie. Mettono via la spesa. Fuori, la luce sta morendo. Papà ha detto: "Penseranno che sia per la droga". Mamma non ha risposto. Una donna acuta.

La vita di oggigiorno è più frenetica di una volta, signora mia,  e la guerra non si dichiara, non è definita. Una minaccia strisciante che si adatta, che giustifica se stessa a posteriori. L'ideologia è il profumo che maschera l'odore del petrolio.

L'assurdità è vestita con un abito buono e parla al telegiornale. Chi la contesta è un "non amico". Il cerchio si stringe. Sempre più stretto. Maduro si sente il fiato sul collo. 

Del resto la dottrina è chiara: il potere deve perpetuare se stesso. Il consenso si fabbrica. Il Venezuela è uno stato sovrano solo finché i suoi interessi coincidono con quelli dell'egemone. Altrimenti, diventa un "cartello", un "regime", un obiettivo legittimo.  È il manuale. Ristampato.

Guerra. Petrolio. Menzogna. Un altro "momento decisivo imminente". Quanti ne abbiamo già visti? La Storia si ripete, è vero, ma ogni volta con un diverso sponsor. L'ostinazione irragionevole di un bambino viziato, armato con la potenza di un impero.  La razionalità è la prima vittima. È uno di quei giorni, il Pentagono muove una portaerei per un pretesto. Una dimostrazione di volontà di potere. Una ricerca patologica di superiorità per mascherare il profondo senso di inferiorità di una nazione in declino. 


(A. Battantier, Italien Néandertalien, Frammenti per l’Apocalisse, Mip Lab, 11/25)


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15 nov. 2025

ULTIME NOTIZIE DALL'UCRAINA (e intanto quer cojone de Calenda va alla guerra cor monopattino dai Parioli)

Ultime notizie dall’Ucraina. Una modella scappa con sei valigie piene di soldi. Duecento chili di banconote! E marito, è un magnate dell'uranio, mica uno qualunque.

Zelensky fa il colpo di teatro: toglie due ministri come se fossero attori secondari in una commedia. Ma scusa, non erano suoi fidatissimi uomini di fiducia?

Mentre i soldati al fronte combattono con i fucili che si inceppano, loro comprano droni a prezzi doppi.

Come quando vai dal fruttivendolo e ti fanno pagare le mele dieci volte tanto perché "eh, c'è la guerra".

Ma che cazzo di guerra è, dove i generali hanno il water d'oro e i ragazzi in trincea non hanno nemmeno le mutande?

La cosa che mi fa più impressione è lo "Scandalo delle Uova"! Ma siamo al mercato rionale o al ministero della Difesa? Con i soldi delle uova sovraprezzate ci facevano un mega panettone in diamanti.

E l'Europa che manda altri soldi? Ma siamo matti? È come dare la paghetta a un bambino che ieri ha bruciato la casa per scaldarsi e oggi si è sparato 3 pere in endovena. Prima controlliamo come li spende, no?

Fateci caso: quando c'è da morire, muoiono i poveri. Quando c'è da rubare, rubano i ricchi. E i water d'oro restano lì, simboli di un mondo alla rovescia dove chi dovrebbe comandare fa il bagno nell'oro mentre chi combatte fa la doccia con la pioggia e la fanga.

Infine, un omaggio a Carlo Calenda, il Don Chisciotte dei Parioli. Parte in monopattino elettrico -con il casco integrale e il tatuaggio fascio che fa contrasto con la cravattina di seta e le guanciotte molle come il culetto di un bebè- diretto verso il fronte ucraino. Ma al primo dosso fuori dal raccordo, già chiama il taxi. La guerra, si sa, è dura: i bar sono pochi, il coprifuoco rovina l'aperitivo e in trincea manca la connessione 5G per postare eroici reel. Lui, il crociato dell’Atlantismo a oltranza, che brandisce lo smartphone come una spada, al primo allarme aereo cerca il condizionatore, e un biglietto di ritorno.

(A. Battantier, Italien Néandertalien, 11/25)

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13 nov. 2025

FALCONE E BORSELLINO

"Eh ma Borsellino..." Borsellino era per le carriere separate?
Perché lui nel 1987 a Marsala dice: "Il PM è un ruolo bellissimo..."

Però se lo separi. è come dividere la squadra. Come dire: "Tu attacchi, tu difendi" e non siete più compagni. Invece tutti devono restare insieme, un solo gruppo.

Poi c'è chi voleva togliere i poteri al CSM. Ma Borsellino già lo diceva: "Attenzione! È un trucco!" Per indebolire la magistratura, per non farla più respirare!

E qui la ciliegina: 
Quel brav'uomo di Mantovano, oggi al governo, lui che in TV spiegava: 

"Borsellino è stato prima giudice, poi procuratore"

E tutto questo, tutta questa esperienza, gli è servita per combattere la mafia!

Se dividi le carriere è come tagliare le gambe a chi deve correre. È come togliere i pezzi di un puzzle che invece devono stare tutti insieme.

Io, quando sento queste cose, penso che Falcone e Borsellino, loro queste cose le avevano capite.

E noi che facciamo? 
Le stiamo smontando.
Ecco, io la vedo così.

(A. Battantier, Italien Néandertalien)


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12 nov. 2025

CECCHINI A SARAJEVO PER SAFARI DEL WEEK END, LO 007 BOSNIACO: IL SISMI SAPEVA (Pagavano di più per un bambino)

Sapeva. Una parola corta, che sembra non dire niente. "Sapeva". Invece contiene tutto il male del mondo. È come un buco nero, quella parola. Ci butti dentro la vergogna, l'indifferenza, la burocrazia, e sparisce tutto. Non fa più rumore.

E poi questa altra parola: "Safari". Era un'operazione. Partivi il venerdì da Milano, da Torino. Prendevi l'aereo, l'elicottero. E andavi a caccia.

A caccia di donne. Di bambini. Di gente che cercava di attraversare la strada con un pezzo di pane in mano. E tu, bel signore, imprenditore, medico, appassionato di armi, pagavi per avere il permesso di guardare in un mirino e togliere il respiro a una persona. Per sentire il contraccolpo del fucile sulla spalla. Per avere un brivido. Un brivido che a casa tua, al poligono di tiro, non ti bastava.

Che razza di follia è? Ammazzavano per gioco. Per noia. Perché la loro vita era così piatta, così vuota, che l'unico modo per sentirsi vivi era guardare qualcuno morire.

Altro che “banalità del male". Qui il male non è per niente banale. Qui è prenotato, organizzato. Ha un volo di andata e ritorno. Il male ha la tessera del poligono di tiro e si mescola a chi porta gli aiuti umanitari.

Questo è il colmo. Lo stesso furgone che porta le medicine e i viveri, portava anche lui, il cecchino del weekend.

Come si fa? Come si fa a vivere così, con questa doppiezza addosso?
Il Sismi, i servizi, sapevano. Hanno "interrotto l'operazione". Ma i nomi chi li ha? Dov'è questo documento? È tutto sepolto in un cassetto, sotto la polvere e la vergogna. Perché la verità fa male, disturba. Rompe i giochi, gli equilibri.

Questi "cacciatori" avevano una famiglia? Baciavano i loro figli la sera prima di partire? Probabilmente sì.

È questo il punto. Il male non è una cosa astratta, non è un mostro che viene da un altro pianeta. È il tuo vicino di casa con la passione per le armi. È un uomo normale che, in un contesto dove tutto è permesso, dove la guerra cancella le regole, scopre una pulsione oscura. E ci si tuffa dentro. E paga pure per farlo.

Pagavano di più per un bambino. Lo dice l'articolo. Per un bambino si pagava di più. Perché? Forse perché è più difficile? Perché è un bersaglio più piccolo? O perché spezzare quella vita così presto, così innocente, dà un brivido più forte? Un brivido che vale più soldi.

Mi viene in mente una scena. Un uomo, solo, che corre in una strada di Sarajevo. I cecchini dalle colline gli sparano. Lui salta, cerca di schivare i colpi. È come una marionetta i cui fili sono in mano a un dio pazzo e crudele. Forse, in quel momento, uno di quei fili era nelle mani di un italiano. Di un uomo che era partito da Milano due giorni prima, con la stessa eccitazione di quando vai a sciare.

La normalità del male. Il biglietto aereo, il taxi per l'aeroporto, il pranzo al sacco. E nel ritorno, il silenzio. I segreti. La complicità di chi sapeva e ha taciuto.

Ora la procura di Milano indaga. Bene. Ma io mi chiedo: che giustizia puoi fare per un bambino ucciso per noia? Quale carcere può essere abbastanza? Quale condanna può ripulire l'anima di chi ha organizzato, di chi ha sparato, di chi ha girato la testa?

Forse non esiste una punizione. Forse l'unica giustizia è non dimenticare. È leggere questo articolo con le lacrime agli occhi e la rabbia in gola. È obbligarci a guardare in quell'abisso, anche se ci fa male. Perché se smettiamo di guardare, se permettiamo che tutto venga di nuovo sepolto, allora siamo come loro. Gente che, in un modo o nell'altro, ha accettato che il prezzo di una vita umana sia quello di un biglietto per un safari.

(A. Battantier, Italien Néandertalien, Frammenti per l’Apocalisse, Mip Lab, 11/25)


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10 nov. 2025

PERÒ’ HANNO FATTO ANCHE COSE BUONE: IL FARDELLO DELL’UOMO BIANCO (Il Suprematismo visto dagli adolescenti)

C'è una frase che sento in giro, quando si parla di Storia e di Geopolitica. Una di quelle frasi che, quando la senti, ti si gela il sangue. È una frase piccola piccola, sembra innocente, ma è una bomba. La dicono sempre, con una certa aria: "Però hanno fatto anche cose buone".

Ah, sì? Hanno fatto anche cose buone? Ma chi? Quelli che sono arrivati con le cannoniere e le bandierine, che hanno detto "Questa terra ora è mia, e voi siete miei"? Ma che siamo, al mercato? "Io oggi compro un continente, e in regalo mi porto via pure la vostra dignità"?

Hanno fatto cose buone! Tipo, gli inglesi in India, e in Cina. Che bella cosa! Hanno portato l'oppio! Che generosi! "Noi vi portiamo una sostanza che vi distrugge, e in cambio ci prendiamo tutto". Un affarone. 

Poi arrivano i francesi, i belgi, in Congo. Ragazzi, che brava gente. Lavoro, lavoro, lavoro! Se non lavoravi abbastanza veloce per raccogliere il caucciù, via una mano. Ma mica per cattiveria! Era una specie di incoraggiamento! Un incentivo! "Vedi che senza mano lavori meglio?".

E noi italiani, sempre in ritardo, che facciamo? 

Andiamo in Africa e gli portiamo il progresso! Con le bombe a gas, che è una cosa molto civile. "Vi civilizziamo facendovi schiattare". 

E poi, c’è il "fardello dell'uomo bianco". Che fatica, ragazzi, che fatica! 

Il fardello di dover andare in giro per il mondo a dire agli altri come devono vivere. Ma che peso! Ma noi siamo così, siamo generosi, ci sacrifichiamo. È una missione! Noi soffriamo ad ammazzarvi e a rubarvi le cose, ma lo facciamo per voi!

Poi c'è chi dice: "Eh, ma gli arabi, i turchi, anche loro hanno fatto guerre!". Certo! Mica solo noi europei siamo bravi a fare i prepotenti. 

Epperò, scusate, 'sti arabi, quando sono arrivati in Spagna, mica hanno solo tagliato teste. Hanno portato l'acqua nel deserto, i giardini, i numeri che usiamo noi, senza di loro, mica c'erano le equazioni di secondo grado! E la filosofia greca l'hanno tenuta in vita loro, mentre qui da noi si bruciava tutto. 

Ma questo non giustifica niente. Non è che se uno ti regala un limone, un’arancia, una rosa, dopo che ti ha dato un pugno, allora il pugno non vale più.

Il punto è un altro. È che quando una persona, o una nazione, pensa di essere "suprema", di essere superiore, di far parte del “Popolo Eletto”, è una persona malata. Ha una malattia dell'anima. È come se avesse la febbre dentro che non la fa ragionare. È egoista, non ha empatia. E con quelli che sono malati così, mica puoi discutere. È inutile. Tu gli parli e loro ti guardano e pensano: "Povero scemo, non capisci niente, tu non sei come me".

E allora, che si fa? Si sta zitti? No.

Si fa come state facendo voi. Si studia. Si guarda la storia in faccia, tutta, senza paura. E si capisce una cosa semplicissima: che nessuno ha il diritto di dire a un altro come deve vivere. Che sia un popolo in Africa, o il tuo compagno di banco.

Poi oggi, il colonialismo lo fanno in altro modo. Non con le navi, ma con le banche. Con le compagnie del petrolio. Voi sapete del Niger? Un paese ricchissimo di petrolio. E la gente muore di fame. Come è possibile? Eh, le compagnie, la Shell, l'Eni, corrompono, fanno i loro accordi, e il popolo nigeriano i soldi del suo petrolio non li vede mai. E se uno come Ken Saro-Wiva prova a protestare, lo ammazzano. E il mondo fa finta di niente.

È sempre una questione di pensare: "Io sono più importante di te".

Stiamo attenti a chi ci dice di essere superiore, a chi ci dice "hanno fatto anche cose buone", per giustificare l'ingiustizia. Perché una cosa buona, se la fai davvero per il bene, la fai e basta. Mica la usi come scusa per coprire il male.

La storia è una maestra severa. E l'unica lezione che ci ha insegnato, forse, è che bisogna essere umani. Semplicemente, umani. Con tutti i difetti, con tutte le paure, ma con una grande, immensa, voglia di capire l'altro, non di sottometterlo.

Il suprematismo bianco è una vecchia storia, nata insieme al colonialismo, ai tempi del capitalismo che muoveva i primi passi. Secondo me è una cosa che non è mai passata di moda. Sta lì, nascosta nelle politiche degli stati, in quello  che fanno i governi.

Per capirlo davvero, bisogna guardare in faccia una realtà scomoda:

Noi occidentali abbiamo sempre avuto un rapporto storto con il resto del mondo, quello "non bianco". Un rapporto fatto di forza, di soldi, di potere, tutto dalla nostra parte.

È sempre servita, questa ideologia della razza superiore, a tenere in piedi un sistema che sfrutta, che crea disuguaglianze. Senza, il colonialismo e il capitalismo, forse non sarebbero durati così tanto.

PS

Secondo voi, se l'Africa avesse colonizzato l'Europa per cinque secoli, come saremmo messi noi oggi? Ci avrebbero fatto una statua? O ci avrebbero solo tolto tutto, lasciandoci una miseria, e poi ci avrebbero detto: "Però vi abbiamo portato le banane"?


(A. Battantier, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 11/25. Jacopo, Pier Paolo, Giulia, MLS)


***

IL FARDELLO DELL'UOMO BIANCO (In ritardo per il tè)

Lord Canning, ricco uomo d'affari inglese, se ne stava comodamente seduto su di una "cesta trasporto". Per lui la vacanza  durava da 16 mesi ormai, lontano da Londra, alla ricerca di una tigre trofeo da portare al circolo, possibilmente più grande della pelle spedita da Lord Curzon. 

Se ne stava seduto, sbuffando per quei fastidiosi sobbalzi. Probabilmente la donna non era avvezza ad una mansione così delicata e senz'altro lui l'avrebbe riferito al segretario del viceré.

Lord Canning pensava che una mezza vecchia non dovesse essere impiegata a servire, tuttavia, ormai mancavano 3 miglia, forse un'oretta buona e, se avesse continuato a frustarla, quella sarebbe crollata e allora, addio partita di carte dopo il tè con miss Cliff.

La donna sorreggeva, sulla sua povera schiena, una sedia, stretta, al suo esile corpo e alla fronte, da una doppia fascia di cuoio. 

La donna impiegò quasi 2 ore per le sue ultime 3 miglia. 

Venne fatta abbattere a frustrate quella notte stessa. 

Poiché Lord Canning giunse in ritardo per le carte ed il tè.

(A. Battantier, In ritardo per il tè, 2005)


***

L’impero che ha sterminato più persone della storia è stato quello britannico. 

Nell’India britannica (attuale India, Pakistan, Bangladesh) il governo inglese causò svariate carestie, circa 50 milioni di morti, questo in relazione alle politiche economiche e sociali imposte. Nonostante le carestie l’impero britannico continuava ad esportare massicciamente prodotti per rifornire i propri mercati. Una di queste carestie portò alla morte di un terzo dell’intera popolazione del Bengala. Tutte queste morti si sarebbero potute evitare. 


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8 nov. 2025

CON LA DESTRA AL GOVERNO MAI UNA PATRIMONIALE (Se la stragrande maggioranza della popolazione desidera una misura che avvantaggerebbe la collettività e danneggerebbe solo una piccolissima minoranza estremamente privilegiata, e questa misura non viene attuata, il sistema democratico è palesemente in crisi)

Meloni ci rassicura: niente tasse per i ricchi. Io mi guardo intorno, vedo un’Italia che zoppica, che rinuncia a curarsi. L'81% della destra e l'84% della sinistra sono d'accordo nel tassare i grandi patrimoni. E il governo fa finta di niente ma è solidale: solidale con l'1% che possiede più del restante 99% messo assieme.

Il Sogno Italiano berlusconiano è semplice: devi solo addormentarti per crederci. Ti hanno convinto che un giorno, chissà, forse, potresti essere ricco anche tu. E allora, quando quel giorno magico arriverà, non vorrai di certo essere tassato, vero?

È il più grande trucco della storia: convincere la gente a difendere gli interessi di una classe a cui non appartiene e a cui non apparterrà mai.

Il governo ha deciso che i soldi devono andare dove già sono. Le persone rinunciano a curarsi, gli stipendi sono fermi da trent'anni.

Epperò i soldi devono andare a chi già li ha. E se chiedi perché i poveri diventano più poveri, dimostri di non capire un sistema di potere luridamente prevedibile, così intriso di un autocompiacenza oleosa da far venire i conati.

Ribadiamo che non è la destra che propone di tassare i ricchi, è l'81% dei suoi elettori a volerlo. Maledetto "complotto" della democrazia rappresentativa: noi rappresentiamo i vostri interessi, ma solo dopo aver rappresentato quelli di chi ci finanzia.

Il governo serve gli interessi dei concentrati di capitale. I sondaggi, l'opinione pubblica, sono rumore di fondo. Finché il costo sociale di questa politica non si traduce in una minaccia all'ordine costituito, nulla cambierà. È il funzionamento standard dei sistemi di potere oligarchici.

Se la stragrande maggioranza della popolazione desidera una misura che avvantaggerebbe la collettività e danneggerebbe solo una piccolissima minoranza estremamente privilegiata, e questa misura non viene attuata, il sistema democratico è palesemente in crisi


(A. Battantier, Italien Néandertalien, Mip Lab, 11/25)


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LA RITIRATA STRATEGICA DI BRUNETTA SA TANTO DI TANFO DI LATRINA (Brunetta è quello che ha contrastato e bocciato in ogni modo il salario minimo a 9 euro. Ogni singolo Brunetta, ogni singolo atto oscenamente anti etico, non sono nulla. E’ la struttura che lo permette, la cultura che lo giustifica, la mente che, assuefatta e stanca, sempre più lo accetta come "normale")

Mentre aspetti l’autobus e quello che passa è sempre quello sbagliato, strapieno, resti lì, sulla banchina, a guardare la gente affacciata, stipata, ai finestrini.  E ti ricordi che Brunetta è quello che ha contrastato e bocciato in ogni modo il salario minimo a 9 euro.  E intanto, stipendi da duecentomila euro, aumenti da sessantamila, si concedono con disinvoltura.

Brunetta si alza la mattina, si guarda allo specchio e dice: "Duecentocinquantamila euro? Non bastano. Mi sento un po' povero. Aggiungiamoci sessantamila, tanto chi cazzo se ne accorge?" 

E il bello è la ritirata strategica. "Oh, scusate, gente, visto che vi siete accorti che mi sono infilato in tasca un aumento da sessantamila euro mentre voi vi ammazzavate per il caro bollette, magnanimamente lo restituisco." 

No, Brunetta. Non funziona così. Il reato non è stato restituire, il reato è stato prendere. L'hai già commesso. Questa non è virtù, è un cazzo di patteggiamento con l'opinione pubblica. 

E i giornali? "Brunetta rinuncia all'aumento." Rinuncia? Ma non stava mica donando un rene a un orfanotrofio! Stava rimettendo al suo posto il bottino che si era intascato illegalmente!

La parola chiave è "PNRR". Soldi che non abbiamo, presi in prestito da un futuro che odia già il nostro presente, per pagare stipendi d'oro a dei voraci accaparratori in doppiopetto che si gonfiano di soldi e saccenza. 

Un ometto, già andato in pensione con un bel pacchetto regalo dorato, viene nominato presidente del CNEL, una di quelle cose che esistono così, per dire che esiste. E trova dei soldi, soldi del PNRR, soldi da ripagare con il sudore dei nostri figli. 

In Italia ci sono due tipi di leggi: quelle che si infrangono e quelle che si interpretano. Brunetta è un maestro in entrambe le arti. Prima interpreta la legge in modo da permettere a se stesso, pensionato, un lauto stipendio. Poi, trovati i soldi europei, infrange lo spirito della legge per darsi un aumento. Quando viene scoperto, si erge a paladino dell'austerità, ritirando il malloppo.

Il già esausto corpo italico emette ormai un tanfo di decomposizione, Brunetta (tra i tanti), ne è insieme la causa e il più fine intenditore. Si muove in questa melma con l'eleganza disturbante di un insetto necrofago che ha imparato a indossare la cravatta.

Cosa vuoi che sia, un aumento di sessantamila euro? In un mondo dove tutto è equivalente, dove il senso civico è stato macellato resta l'accumulo. L'erosione terminale dell'Occidente passa anche da qui: Brunetta non è un mostro, è un sintomo. Un uomo vuoto che riempie il suo vuoto con cifre. È triste, banale, e ormai completamente normale. Brunetta partecipa al banchetto di un’élite che si auto perpetua e si auto premia, svuotando dall'interno le stesse istituzioni che dovrebbero regolare il suo comportamento. Il PNRR è solo l'ultimo capitolo di un lungo manuale di saccheggio di classe.

La satira è morta perché la realtà è diventata un talk show grottesco. Brunetta non ha bisogno di essere disegnato come un nano. È un ologramma di se stesso, un pupazzetto animato che recita la parte del "Serio Amministratore" mentre fa truffe da baraccone. E il bello è che le sue querele, se le facesse, sarebbero un'auto querela: la Giustizia che querela se stessa per non essersi accorta di essere, essa stessa, una gigantesca, patetica barzelletta.

E’ tutto un fetore, un paese in putrefazione. Lui è solo un rigagnolo che segue la pendenza della cloaca. Se sei furbo nuoti nel flusso di opportunità. Brunetta (tra i tanti) si è semplicemente agganciato a un flusso, ha prelevato una somma, e quando il flusso è diventato turbolento, ha fatto finta di niente. L'atto non ha colpa, ha solo temporanea inconvenienza. Ogni singolo Brunetta, ogni singolo atto oscenamente anti etico, non sono nulla. E’ la struttura che lo permette, la cultura che lo giustifica, la mente che, assuefatta e stanca, sempre più lo accetta come "normale". 

(A. Battantier, Italien Néandertalien, Mip Lab, 11/25)


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6 nov. 2025

BRUNETTA SI AUMENTA LO STIPENDIO (E la cosa più bella è che il bilancio del Cnel per il prossimo anno è tutto incentrato sulla "riduzione delle spese")

Ho visto numeri che mi si sono stampati negli occhi. Uno virgola cinque milioni di euro.

È  l'aumento di stipendio del presidente del Cnel, Renato Brunetta.

Mentre noi stiamo qui a cercare di capire se con la stessa bottiglia d'olio possiamo condire anche la pasta di mercoledì, loro fanno le riunioni per decidere come spartirsi altri milioncini.

E la cosa più bella è che il bilancio del Cnel per il prossimo anno è tutto incentrato sulla "riduzione delle spese". Riduzione delle spese?
Ma quando mai!

L'unica spesa che riducono è quella per le borse di studio e la manutenzione degli edifici. Giustissimo: meglio avere un presidente d'oro in un palazzo che cade a pezzi.

Noi poveracci quando andiamo al supermercato facciamo i conti con la calcolatrice, guardi quanto costa al chilo al litro, le offerte rosse, i volantini sul frigo per non sforare il budget.
Loro invece fanno: "Vediamo... 320.000 euro per i collaboratori? Ma che miseria! Portiamoli a 420.000."

Intanto la gente normale deve scegliere tra riscaldare casa o comprare le medicine.
Ma loro niente, sereni: "Contenimento delle spese? Certo, certo... ma il mio stipendio no, eh, quello è sacro".

Possibile che non ci sia un algoritmo che quando lo stipendio supera una certa cifra ti mandi un alert:
"Attenzione, stai diventando ridicolo"?

Invece no. Discutono se mettere il marmo di Carrara o il travertino nel bagno degli ospiti, e noi che cerchiamo di farci la barba con le lamette usate perché quelle nuove costano troppo.

La prossima volta che sentiamo un politico parlare di "sacrifici per il paese", mandiamogli il conto della spesa. Così forse capisce cosa vuol dire davvero fare i conti alla fine del mese.

(A. Battantier, Italien Néandertalien, Mip Lab, 11/25)

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5 nov. 2025

IL CAVALIERE PROFUMATO DELLA MANCIA

Il Cavaliere Profumato della Mancia, alto e sottile come uno spillo, scrutò l'orizzonte dalla finestra del suo bagno torinese. Non vide i tetti grigi della città, ma le steppe dell'Ucraina. "FINO ALLA VITTORIA" esclamò, brandendo un matterello come fosse una lancia. Poi si cosparse il capo di un poco di profumo Calvin Klein. E riprese la sua arringa davanti lo specchio: "Affronterò l'Orda di Mosca, se serve da solo, fino alla morte!'

La sua fedele scudiera, la gatta Birilla, lo guardava stropicciarsi una fetta di pancarré. "Miao," disse, che in linguaggio felino significa "Sei un deficiente."

Ma il Cavaliere Profumato della Mancia non si perse d'animo. Indossò il suo elmo più lucente: un cappello Borsalino dell'85, un po' ammaccato ma ancora pieno di dignità. La sua armatura era un doppiopetto blu di quelli che parlano da soli, capace di intimorire i nemici con il solo fruscio delle sue spalle imbottite.

"Partirò per il Donbass," annunciò al barista sotto casa, "e costringerò Putin a un confronto costruttivo in un'Aula di Commissione Bilancio. Gli leggerò il mio ultimo documento programmatico!"

Il barista, un uomo pratico, gli porse il caffè. "E con cosa combatti, Fassino? Con le mozioni di sfiducia?"

"Userò la mia arma più letale -sussurrò il Cavaliere Profumato della Mancia- La Dialettica. È noioso a tal punto un mio discorso da far arrendere chiunque, pur di non sentirne un secondo."

In un ultimo, eroico sforzo, caricò il matterello su un Ape 50 e partì all'avventura. Riuscì a percorrere ben tre isolati prima di dover fare retromarcia perché aveva dimenticato la borsa termica con il pranzo.

La sua crociata finì quella sera stessa, su un divano dell'Hotel Nazionale, dove sconfisse una bottiglia di Barolo in un duello all'ultimo sangue.

Mentre la nazione, ignara, andava avanti, il Cavaliere Profumato della Mancia russava beatamente, sognando di cambiare la storia con un emendamento, o con un altro furto d'identità in qualche duty free. 

(A. Battantier, Italien Néandertalien, Mip Lab, 11/25)

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4 nov. 2025

LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE SPIEGATA DAI RAGAZZI: (La separazione delle carriere è una finta. La realtà è che vogliono mettere il bavaglio a chi potrebbe scoprire i loro sporchi affarucci. E mentre si concentrano su questo, i problemi veri, quelli che toccano la vita di tutti i giorni, peggiorano)

In classe di mia sorella c’era una bambina che combinava sempre guai e poi provava a fare la furba cambiando le regole della classe per non beccarsi mai la punizione; anche perché la maestra era sua mamma. Ecco, più o meno è quello che sta succedendo con questa storia della "separazione delle carriere" dei magistrati.

Il Ministro della Giustizia, Nordio, dice: "Guardate che bella cosa! Separiamo i magistrati che indagano (i Pubblici Ministeri) da quelli che giudicano. Così sono più indipendenti!". Sembra una cosa sensata,  e invece è come se ti dicono "Ti stacco dalla squadra per darti più libertà", ma poi in realtà ti mettono in panchina per sempre.

Perché secondo lui i magistrati che non la pensano come lui sono come i tacchini! Proprio così, ha detto: "nessun tacchino si candida al pranzo di Natale". Cioè, quelli che sono contro questa riforma sarebbero dei fessi che non capiscono che è per il loro bene. Ma se tutti i tacchini sapessero che fine fanno a Natale, direbbero tutti NO. E infatti la maggior parte dei magistrati grida contro il forno acceso.

Oggi dicono "li separiamo per renderli indipendenti". Ma il trucco è che domani, quei magistrati che indagano (i PM), senza più la protezione di essere anche giudici, potrebbero essere messi più facilmente sotto controllo dal governo di turno. È come togliere il portiere alla squadra avversaria prima di un rigore. Comodo, no?

E qui arriva il bello. Il ministro fa l'esempio: "Eh, guardate, quando il governo Prodi è caduto perché indagarono Mastella...che poi è stato assolto!". Ma questa è una fesseria bella e buona. Quando indaghi, non sai come finisce. E poi, non è che se indagano un ministro, il governo deve per forza cadere. È come dire che se la dirigente scolastica  indaga un rappresentante di classe, la scuola chiude.

Ma la ciliegina sulla torta è quando dice: "Questa riforma gioverebbe anche all'opposizione, se andasse al governo". Come a dire: "State tranquilli, un giorno toccherà pure a voi usare questo coltello, quindi è meglio averlo nel cassetto". Ma un coltello è sempre un coltello. E il potere di controllare chi ti può indagare è un'arma pericolosa, non un regalo.

Mentre c’è chi gioca per sistemare le inchieste scomode, i problemi in Italia esplodono. Crescono i delitti di strada, rapine (+1,8%) reati di droga (+3,9%) violenze sessuali (+7,5%), furti (il 44% delle denunce presentate: quelli in abitazione +4,9%, autovetture +2,3%, scippi +1,7%, furti con destrezza +0,6%, questi ultimi specialmente in zona parlamento). 

Con le ultime riforme fatte, a un borseggiatore conviene fare il borseggiatore! Se ti beccano, paghi 500 euro e sei fuori. Se fai 100 borseggi, 99 te la cavi e uno lo paghi. È una pacchia! Come dice il magistrato Sabella, ormai quasi quasi questo lavoro conviene farlo.

Allora la domanda è: ma la priorità di questi politici non dovrebbe essere la nostra sicurezza, rendere le strade più sicure per noi? No. La priorità è "come faccio a farmi gli affari miei senza che un magistrato rompa le scatole".

Questa non è una questione da avvocati. È una questione di onestà. È come se a scuola cambiassero il regolamento solo per far passare gli amici degli insegnanti, mentre il bagno rimane rotto, i compagni si bullizzano, la mensa fa schifo e ti devi portare la carta igienica da casa.

La separazione delle carriere è una finta. La realtà è che vogliono mettere il bavaglio a chi potrebbe scoprire i loro sporchi affarucci. E mentre si concentrano su questo, i problemi veri, quelli che toccano la vita di tutti i giorni, peggiorano.

Il referendum che si avvicina è la vostra occasione. È come quando in classe vi fanno votare una regola ingiusta. Voi avete la possibilità di dire NO. Di ricordarvi che la giustizia deve essere uguale per tutti, non un giocattolo per chi comanda.

Perché il futuro di questo paese, tra un po', sarà nelle vostre mani. E sta a voi decidere se volete un paese dove conta chi è più furbo, o un paese dove contano le regole, per tutti.

(A.Battantier, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 11/25. Bruno, Eugenia, Valerio I, Valerio II, Barbara)

#italienneandertalien
#memoriediunadolescente
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3 nov. 2025

LA CONFUSIONE (VOLUTA) TRA PUBBLICO E PRIVATO. COSÌ CHI COMANDA PUÒ SEMPRE DIRE: "STATE VIOLANDO LA MIA PRIVACY!” QUANDO GLI FAI UNA DOMANDA SCOMODA

Questa storia del Garante che vuole bloccare Report ci deve ricordare che il potere si arrampica sempre sugli specchi pur di non far vedere la verità.

Ghiglia parla di "pedinamenti" e "vita privata", come se fosse un personaggio di un film giallo.

Ma Report cerca solo di fare il suo lavoro: dire cosa succede davvero nelle stanze del potere.

Se un'Autorità, che dovrebbe garantire la privacy, corre dai partiti, non siamo più nella privacy, siamo nel privé.

E poi, si tratta di mail di servizio, mica do bigliettini d'amore. Se un Garante scrive alla sua segreteria che va da Arianna Meloni, quella non è più posta privata. Diventa un documento pubblico.

La cosa che mi fa più paura è questa confusione voluta tra pubblico e privato. Così chi comanda può sempre dire: "State violando la mia privacy!" quando gli fai una domanda scomoda.

Ma la democrazia funziona solo se sappiamo cosa fanno quelli che decidono per noi. Altrimenti che libertà di stampa è? Che informazione è? Diventa tutto un "non toccate qui, non guardate lì".

E io che credevo che la privacy fosse per proteggere i cittadini, non i potenti.

P.S. Ranucci ha ragione: quando tentano di bloccare una trasmissione, non è solo censura. È come se togliessero l'acqua potabile a un paese. L'informazione libera è un bene comune, come l'acqua.

(A. Battantier, Italien Néandertalien, 11/25)


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29 oct. 2025

LO CHIAMANO 'LIBERO MERCATO'. LIBERO PER CHI? IL SENSO DELL'ECONOMIA, LA LEZIONE DI AMAZON (Abbiamo costruito un sistema che funziona al contrario. Corre veloce, ma per schiacciare chi è più lento)

Mi dicono che Amazon ha fatto centosessantasette miliardi di dollari in tre mesi. Non so neanche cosa voglia dire un miliardo. Epperò, proprio perché ha vinto così tanto, ora licenzia trentamila persone.

È un po' come quei ristoranti dove, se la cucina fa un pranzo troppo buono, il proprietario dice: "Bene, ora licenziamo i camerieri". 
E tu rimani lì, col piatto di pasta in mano, e non capisci più niente mentre un robot serve al posto tuo.

Il senso dell'economia dovrebbe essere far lavorare tutti un po' meno, farci stare tutti un po' meglio. Invece no. 
Più soldi fanno loro, più noi abbiamo paura. 
Più il mondo diventa ricco, più noi ci sentiamo poveri.

Il problema è che abbiamo costruito un sistema che funziona al contrario. Corre veloce, ma per schiacciare chi è più lento. 

Lo chiamano 'libero mercato'. Libero per chi? Per il pesce grosso di mangiare quello piccolo. 
È la versione economica di un documentario del National Geographic, ma con gli umani. 
E tu sei il plancton.

Un'azienda che vende di tutto, dal libro alla nave container, decide che il prodotto più superfluo siano gli umani che la facevano funzionare.

Ti dicono che se sei bravo, trovi lavoro. Poi l'azienda più brava di tutte licenzia. 
È come se un prete dicesse: “Dio è morto, ma l'offerta della messa è sempre 10 euro".

È la Trappola dell'Efficienza. 
Più profitti fai, più devi licenziare per farne ancora di più. 
Se smetti di licenziare, il mercato ti punisce perché non sei abbastanza efficiente. L'unico modo per vincere è rifiutarsi di giocare, ma allora non mangi.

Il capitale si autoregola sulle spalle dei lavoratori sempre più precari, evanescenti. 
Amazon non è un'eccezione; è l'archetipo di un capitalismo che dissocia la ricchezza dall'occupazione, creando un esercito di superflui che guarda il banchetto della globalizzazione attraverso una vetrata appannata.

Questo non è "libero mercato". 
È capitalismo dello stato d'assedio, plasmato da decenni di dottrine neoliberiste che hanno deliberatamente smantellato le tutele dei lavoratori e il potere contrattuale delle persone comuni. 

Il risultato è un trasferimento di ricchezza senza precedenti verso un'oligarchia ristretta, mentre si racconta la favola dell'innovazione che giova a tutti.

E non gli basta mai. Non si accontentano di possedere le cose; possiedono i desideri. Hanno sostituito i bisogni veri con desideri artificiali, fabbricati in serie. 
Il lavoratore non è più sfruttato solo in fabbrica, ma nel suo stesso cuore, trasformato in un eterno consumatore insoddisfatto.

La ricerca del profitto è un fine in sé, un valore supremo e insensato che schiaccia ogni altra considerazione umana. Trentamila persone licenziate, non servono più, si buttano via.

Il ‘libero mercato’ sta divorando a mangiare basse le basi stesse della coesione sociale. 
La ragione ci indicherebbe la via della cooperazione e della distribuzione equa dei frutti del progresso tecnico. 
Ma queste son parole. 
Poi ci sono i numeri: 30.000 oggi, 300.000 domani, in un crescendo di idolatria folle per l'accumulo seriale di ricchezza. 

(A. Battantier, Memorie di un lavoro, Frammenti per l'apocalisse, Mip Lab, 10/25)

#memoriediunlavoro 
#frammentiperlapocalisse 
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27 oct. 2025

MENO TASSE SUGLI STIPENDI (ti dicono: "Ma guarda che hai le tasse più basse!". E tu rispondi: "Grazie, ora sono più povero, ma con un carico fiscale più leggero!". Ma andate a fanculo!)

Meno tasse sugli stipendi. Lo scrivono sui titoli dei giornali. E io che sono un ingenuo, ho pure sorriso. Pensavo: "Finalmente, forse quel caffè al bar me lo posso permettere senza guardare il resto che mi avanza in tasca".

Invece no. Perché poi vai a fare la spesa e…ma come? Entri con 50 euro ed esci con una bustina mezza vuota e 4 cose dentro. E la bolletta della luce sembra il conto di un ristorante di lusso. E allora capisci. Capisci che quei cento euro in più nella busta paga sono come un bicchiere d'acqua versato nel deserto. Se li beve tutto, la sabbia. E tu rimani lì, con il bicchiere vuoto in mano, un po' più disidratato di prima. Ti fanno guardare la mano sinistra che ti dà il soldino, mentre la destra ti svuota le tasche con una delicatezza da…abilissimi borseggiatori.

Ho letto un illuminante articolo di Milena Gabanelli e Simona Ravizza. E ho scoperto l’esistenza dell’Illusionismo Fiscale! Dove l'eroe, il NETTO, combatte contro il cattivo, il LORDO, e perde sempre.

Il trucco è semplice: spostiamo pezzi di carta, cambiamo nomi alle cose, da "cuneo fiscale" a "detrazione". Il cuneo, poi, che bel nome. Ti fa capire che sei tu l'oggetto contundente che viene martellato. E quando hai il cerchio alla testa, loro ti danno un'aspirina e la chiamano "riforma strutturale".

Mi dicono che le cifre sono confortanti. I conti tornano. Ma c'è una regola, la Regola del Meno. Più lavori, meno puoi permetterti. Più tagliano le tasse, meno soldi hai. È la sola regola che funziona sempre per accompagnarti verso la tua “Solitudine Economica.” È questa la vera miseria. Sei solo con i tuoi conti, con la tua perdita. Lo Stato non è più una comunità, è un gestore di condominio inefficiente e sadico che ti addebita spese sempre maggiori per un appartamento che cade a pezzi. L'unico legame sociale che resta è l'invidia per chi sta un po' meno peggio di te. È la fine dell'amicizia, dell'amore. È la vita che si ritira.

La busta paga (chi ce l’ha!) è diventata un’ossessione. Ci pensi quando ti alzi, ci pensi quando ti corichi. Quel numero che non basta mai è la prova definitiva del tuo fallimento intimo, della tua inadeguatezza cosmica. Sei quello che guadagni. E se guadagni poco, sei poco. È orribile. Ed è la sola verità che ci è rimasta. Le parole sono numeri. I numeri fanno male. Si scrive: "Perdita annua: 1.756 euro". Si legge: "Fame. Freddo. Paura".

"Taglio del cuneo!" "Accorpamento scaglioni!". Perdi mille e settecento euro! E ti dicono: "Ma guarda che hai le tasse più basse!". "Grazie, ora sono più povero, ma con un carico fiscale più leggero!". Ma andate a fanculo!

Sabato ho visto l'umiliazione. L'umiliazione di un uomo che contava i centesimi al supermercato. Che ha dovuto inventare scuse con i figli. Non è la povertà, è la vergogna. Una vergogna che ti mangia dentro, lentamente un po’ di felicità. Quel po' di felicità era fatto delle piccole cose che rendono la vita degna di essere vissuta: il cinema, una cena con gli amici, un regalo inaspettato.

Si è perduto il valore del lavoro. I contratti, i salari, le sicurezze. Si cerca un appiglio, ma è un appiglio che ti sfugge di mano. L'ansia da precariato esistenziale è l'unica moneta solida che ci è rimasta.

È il funzionamento standard del capitalismo neoliberista. Il potere viene redistribuito verso l'alto. I salari reali stagnano o calano mentre la produttività e i profitti crescono. Le modifiche fiscali sono un palliativo, uno strumento di consenso per mascherare il sistematico trasferimento di ricchezza dai lavoratori ai detentori del capitale.

Quei numeri di cui si parla, gli scaglioni, le percentuali, sono una cortina fumogena che nascondono il tradimento della vita stessa, della sua leggerezza e delle sue gioie semplici. Ci stanno rubando la vita, lasciandoci in cambio il male della delusione, più terribile di quello della disperazione. La delusione di aver creduto, di aver lavorato, di aver costruito per niente.

Valori che stanno morendo soffocati, non dalla povertà, ma dall'ingiustizia. Dall'indifferenza di un sistema che considera il lavoro umano una variabile di aggiustamento, un costo e non un valore. È un'offesa allo spirito.

Del resto, se i prezzi salgono più dei salari, il potere d'acquisto diminuisce. Qualsiasi sofisma politico o contabile non cambia questo fatto. Una società stabile e giusta richiede una distribuzione equa della ricchezza e un adeguamento dei salari al costo della vita. È una questione di razionalità e di etica.

(A. Battantier, Italien Néadertalien, Mip Lab, 10/25)

#italienneandertalien

#MIPLab  




25 oct. 2025

LA CULTURA DEL PIRATA DELLA STRADA (L’Egoismo come disturbo sociale: La "Libertà di Uccidere" del Pirata della Strada di uccidere. Chi perde la vita sulla strada è il simbolo di un patto sociale violato. Ne dobbiamo onorare la Memoria con un cambiamento reale)

Troppi tragici casi di cronaca di morti annunciate, pirati della strada che uccidono impunemente cittadini innocenti. Io odio la “cultura” del pirata della strada, tanti incidenti che strappano vite non sono una semplice fatalità. 

È il sintomo drammatico di una patologia sociale profonda, un fallimento collettivo che merita un'analisi che vada oltre la colpa penale del singolo.

Una cultura 'della libertà' che annulla la realtà umana dell’altro da sé. La 'libertà' di comportarsi in modo socialmente pericoloso non è libertà, è disturbo mentale.

Guidare sotto l'effetto di alcol e droghe o a velocità pericolose non è un atto di libertà, ma l'espressione di un egoismo patologico. È l'incarnazione di una mentalità che:

1) Minimizza il rischio ("A me non capiterà mai", "So controllare la situazione"); 

2) Annulla l'altro, poiché gli altri utenti della strada (pedoni, ciclisti, altri automobilisti) cessano di essere persone con vite, famiglie e sogni, diventando semplicemente ostacoli o comparse nel proprio percorso;

3) Cerca gratificazione immediata: La sbornia, lo sballo, l'adrenalina della velocità prevalgono sul principio di realtà e sulla responsabilità verso la collettività.

Questa non è libertà, ma schiavitù dall'impulso. La libertà è quella che si esercita nel rispetto dei limiti, che non sono una gabbia, ma il presupposto per una convivenza sicura e civile. 

Il limite di 50 (30) km/h non è un numero arbitrario, ma un calcolo scientifico che salva le vite, garantendo lo "spazio di fuga" di fronte all'imprevisto.

Il problema non è solo individuale, ma sociologico e urbanistico. Le nostre città non sono a misura di persone, sono a misura di auto. Questo modello:
   
1) Legittima la velocità: Strade larghe, svincoli e bretelle sono progettati per il flusso veloce dei veicoli, inviando un messaggio subliminale che la velocità è non solo accettabile, ma desiderabile;

2) Emargina i vulnerabili: Pedoni e ciclisti diventano "fastidiose utenze da sopportare", costretti a un'incessante guerriglia per ritagliarsi uno spazio sicuro;

3) Alimenta l'isolamento: Una città dominata dalle auto scoraggia la vita di quartiere, i commerci di prossimità e gli incontri casuali, atomizzando la comunità.

La proposta di città a misura di bambini, pedoni, ciclisti, anziani e portatori di handicap non è un'utopia. È il progetto di una società che mette al centro la vita umana. Una città dove si cammina sicuri, si pedala tranquilli e si usano i trasporti pubblici efficienti è una città che educa alla pazienza, alla condivisione dello spazio e al rispetto per il prossimo. 

Rallentare il traffico non significa perdere tempo, ma guadagnare in qualità della vita, relazioni sociali e, in definitiva, umanità.

Semplificando, esistono due visioni, in conflitto tra loro:

1) Una visione legalista e punitiva: "Chi sbaglia deve pagare. Sempre." "Nessuna pietà per lui."

2) Una visione civica e preventiva: "Applicando il codice della strada in maniera attenta da subito." "Chiamasi civismo, cosa che sembra mancarci sempre più."

L'educazione civica deve fondere queste due dimensioni. La sanzione (la galera, la sospensione della patente) è necessaria come deterrente e come giustizia per le vittime. 

Ma da sola non basta. Serve un cambio di paradigma culturale che trasformi il rispetto delle regole da un obbligo esterno a un valore interiorizzato.

Questo significa:

1) Educazione precoce e continua: Insegnare la sicurezza stradale non solo per prendere la patente, ma fin dalle scuole elementari, come materia trasversale di cittadinanza;

2) Tolleranza zero per alcol e droghe alla guida: Non ci sono "attenuanti" o "giustificazioni". Deve diventare un tabù sociale, come guidare senza cintura;

3) Responsabilizzazione dei genitori: Dare un SUV potente a un neopatentato, è un atto di irresponsabilità. La guida è un privilegio che va concesso con gradualità e consapevolezza;

4) Rispetto reciproco: il "civismo" è anche reagire, sensibilizzando. Dobbiamo ricostruire un senso di comunità in cui ci si prende cura gli uni degli altri. Occorre ogni giorno onorare la Memoria con un cambiamento reale. Chi perde la vita sulla strada è il simbolo di un patto sociale violato. Onorare la loro memoria non significa solo chiedere pene esemplari per chi ha sbagliato, ma assumersi una responsabilità collettiva.

Possiamo e dobbiamo costruire una società in cui la strada non sia un campo di battaglia dove vince il più forte o il più spericolato, ma uno spazio condiviso, dove la "libertà" di ciascuno finisce dove inizia il diritto alla vita dell'altro. Rallentare non è solo una questione di limiti di velocità, ma un atto di civiltà, un riconoscimento concreto del valore della persona che abbiamo di fronte, anche se sconosciuta. È la scelta di una società che preferisce la vita all'egoismo, la comunità all'individualismo sfrenato.

(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, Per Mattia, 2/10/2025) ❤️

24 oct. 2025

BRAIN ROT TUNG TUNG TUNG SAHUR (Me lo guardo e canto pure io. Non c'ha senso, è il suono che fa il tuo cervello mentre si scioglie e cola dalle orecchie. Combattono battaglie senza senso. Come noi. Il vero atto sovversivo, oggi, sarebbe leggere un libro in silenzio)

Il "brain rot" è un termine recente che descrive un deterioramento mentale causato da un consumo eccessivo di contenuti online considerati banali, ripetitivi o senza valore, come video brevi e meme. Letteralmente tradotto come "marciume cerebrale", il fenomeno è correlato a una perdita di concentrazione e capacità di pensiero critico. È un concetto diventato molto popolare sui social media per descrivere la sensazione di stanchezza mentale generata dal consumo passivo e continuo di contenuti di bassa qualità.  Il termine è stato reso popolare di recente dai linguisti di Oxford, che lo hanno eletto "parola dell'anno", anche se la sua origine risale alla metà del XIX secolo, quando fu usato da Henry David Thoreau per criticare la svalutazione delle idee complesse in favore di quelle semplici. Contenuti tipici includono video assurdi e generati dall'intelligenza artificiale, meme, contenuti ripetitivi e stimoli visivi e sonori caotici. Tra i sintomi: Difficoltà di concentrazione, problemi di memoria a breve termine, incapacità di seguire un ragionamento complesso e una generale atrofia del pensiero critico. Gli algoritmi dei social media favoriscono la fruizione continua di questi contenuti, creando un ciclo di dipendenza e incoraggiando la loro produzione. 


***


Marcello sta sempre col telefono in mano, sembra uno zombie, ma io lo amo.

Suo padre, ogni tanto ci prova a parlare, "Marcé, ma che stai a guardà? Ancora con Tung Tung Tung Sahur?”

Io non sono fissata epperò Tung Tung Tung Sahur me lo guardo e canto pure io. Non c'ha senso, è il suono che fa il tuo cervello mentre si scioglie e cola dalle orecchie. 

A mia madre gliel'ho detto: sono creature generate dall'intelligenza artificiale, metà animali e metà cartoni animati. E combattono battaglie senza senso. Come noi.

Mia sorella piccola ride istericamente. Il  cervello si  adatta a non dover pensare. Un adattamento di merda, non c'è che dire.

Suppongo che non ci sia nulla di male ad avere la testa vuota, purché tu sia felice di tenerla così. 

Il fatto è quando dobbiamo leggere roba  seria, roba di scuola, non ci capiamo niente. Epica sembra una lingua straniera, ma noi le materie le studiamo su video di trenta secondi, con 3 video hai studiato e prendi la sufficienza tanto i prof sono disperati e pure loro ho visto che stanno sui social. 

Salve, sono il padre di Marcello. Lo guardo e penso: "Mio figlio è posseduto!". Ma poi, io stesso, la sera, scrollo notizie deprimenti sul mio telefono e come svitare viti difficili o come mandare via la pancia in 3 settimane. È un altro tipo di marciume, Marcè, ma sempre marciume è! Almeno Marcello ride. 

Il vero brain rot non è nei ragazzi. Il vero brain rot è nel genitore che compra al figlio lo smartphone iperconnesso per farlo stare buono e poi si lamenta che è iperconnesso. 

Più Marcello consumava contenuti "vuoti", più si sentiva pieno, parte di una tribù. Più suo padre consumava contenuti "seri", più si sentiva vuoto e impotente. 

Il cervello di Marcello marciva per eccesso di dopamina. Quello di suo padre per carenza di senso. Chi è più marcio? Accetti la sfida?

La madre, intanto,  donna pratica, passava tra loro come un fantasma benevolo, lasciando piatti di biscotti e lanciando occhiate che avrebbero potuto congelare l'acqua calda. Nel suo mondo, il cervello serviva per ricordare dove aveva messo le chiavi, non per interrogarsi sul significato cosmico di "Trallallero Trallallà". Gli psicofarmaci fanno anche questo.

La loro era una guerra di estinzione generazionale condotta attraverso microfoni spenti e schermi luminosi. Il padre, rappresentava l'ansia logorroica della vecchia intellighenzia. Marcello, l'afasia beata della nuova.

Chi vince? In questo scontro, non c'è vincitore. C'è solo l'espansione del deserto. Il padre è solo. Il figlio, in mezzo a migliaia di like, è solo. L'unica differenza è che il figlio ha dei mostri digitali con cui giocare.

Ma, devo ammettere, suo padre ci prova a parlare:

“Marcè…dillo a papà…cosa ci trovi?”

“È divertente…mi piace”

“Ma non significa nulla.”

“E allora?”

Silenzio.


Il "brain rot"! La nuova, ecologica dipendenza a zero emissioni di pensiero. Il cervello non si spegne, va in standby, come un computer che mostra un salvaschermo di stupidità. 

Dicono che è alla moda a scuola brain rot, chi non lo recita è fuori. È il nichilismo passivo, consegnato a domicilio dall'algoritmo. Con la risata in scatola inclusa.

Tutta questa farsa per una pubertà  ipnotizzata da luci colorate. È la risposta a un mondo che ha rubato loro il futuro. Che lavoro li aspetta? Che prospettive hanno? Il loro "marciume" è l'unico rifugio da un marciume sociale più grande, che li vuole consumatori apatici e non cittadini pensanti.

Avevano paura. Del futuro, del vuoto, l'uno dell'altro. Lui guardava i suoi video. Il padre scorreva i suoi editoriali profondi sul declino del mondo. A volte, a cena, le posate facevano rumore sul piatto.

Marcello cerca ancoraggi in comunità virtuali effimere. Suo padre si aggrappa al relitto di una cultura che non esiste più. Entrambi naufraghi. Le certezze che cercano si dissolvono nello schermo.

Non era il cervello che marciva. Era qualcos'altro. Una mancanza. Il padre non riusciva a entrare nella stanza del figlio, non realmente. E il figlio non voleva uscirne. Era un caso irrisolto: un delitto dell'anima, senza cadavere.

La società dei consumi vende anche la ribellione. La ribellione di Marcello è confezionata, preconfezionata, con l'hashtag. È la non-appartenenza come ultimo prodotto di moda. Il vero atto sovversivo, oggi, sarebbe leggere un libro in silenzio.

Tuttavia, vince l'attrazione per il  non senso, tanto  funzionale al sistema. È l'oppio dei giovani. Mentre cercano significato in "Skibidi Toilet", i veri "skibidi" -le strutture di potere, le disuguaglianze, le crisi ambientali- agiscono indisturbati. È una fabbrica di consenso attraverso la distrazione di massa.

L'orrore del padre non è per la mancanza di senso, ma per un senso diverso, che lui non possiede. La lotta non è tra senso e non senso, ma tra due immaginari che non si parlano.

In quel silenzio tra padre e figlio, ho sentito l'eco di tutti i silenzi, di tutte le separazioni dettate dall'incomprensione quotidiana. Un dolore normale, che non fa notizia.

Il padre. Il figlio. La stanza. Il telefono. Poche parole. Molta distanza. Si scrive. Non si parla.

Di fronte a un universo indifferente e alla responsabilità di costruire il proprio significato, molti trovano sollievo nell'abdicare al pensiero critico. 

Poi arrivò una sera in cui entrambi impararono, senza saperlo, che a volte la persona più lontana è quella che ti siede di fronte.

L'ha spiegato anche la prof. di Storia dell'Arte:  Sentendosi inferiori e impotenti in un mondo complesso, scelgono un territorio dove sono esperti, dove dettano loro le regole. È una compensazione per una percepita inferiorità sociale e generazionale. L'Essere ha fame di miti, di mostri, di archetipi. Se non li trova nell'arte o nella letteratura, li cerca nelle fogne digitali di "Skibidi Toilet". Il loro errore non è la ricerca, è la qualità del cibo per l'anima. Spetta a noi offrire banchetti migliori, non biasimare la loro fame.

Il vecchio diceva "segui me diventa così". Ormai i bambini crescono in forma di reel, disegnati da un algoritmo fedele.

Il telefono è un asteroide che gira veloce, pieno di facce storte e di una voce che fa "Tung Tung Tung" nel buio della stanza, mentre fuori il mondo, è l'ora di rimandare e della dimenticanza.

In questa notte un po' sfatta, dove il cervello  naufragato si squaglia come burro in padella, condito con un meme assurdo, una risata che scoppia senza un perché, nell'attesa di un "like" che è un "ci sono, vedi? Esisto!"

Forse, domani, da questo marciume nascerà un fiore dal gambo un po' sghembo. Forse, da questo vuoto, qualcosa verrà. Intanto, bambino mio, non smettere di cercare. Cerca anche qui.


(A. Battantier, Memorie di un adolescente, Memorie di un bambino, Memorie di un amore, Mip Lab)


#MIPLab

#memoriediunamore

#memoriediunadolescente

#memoriediunbambino 




LA FESTA DI HALLOWEEN E L’APPARTENENZA CULTURALE (L’ipocrisia, amica mia)

Chi mi conosce sa quanto io possa essere “interessato” alla festa di Halloween in Italia. Epperò, quando amici dicono: "Fare una festa che non ci appartiene e che oltretutto è la festa dei defunti..perché???? W le nostre tradizioni", mi sovviene una riflessione.

Esistono persone che illuminano la strada con la torcia della Purezza Culturale Italiana™! Grazie per averci ricordato che dovremmo celebrare solo feste che "ci appartengono".

Allora, facciamo due conti, dato che il criterio è l'appartenenza culturale:

Babbo Natale: simpatico vecchietto cicciotto in rosso che a dicembre vola con le renne. Nato da una campagna pubblicitaria della Coca-Cola negli anni '30, pesantemente influenzato dal folklore nordico. San Nicola era turco, ma il Babbo Natale moderno è americano. Lo cancelliamo dal calendario? O forse lo teniamo perché, ai regali non ci rinuncio?

La Festa della Mamma: istituita in Italia nel 1957, ispirata a una celebrazione statunitense. Anche quella è un'importazione. Via?

San Valentino: la versione commerciale dei bicchierini di plastica a forma di cuore e delle cene sovraprezzo? Roba americana. Eliminiamo?

Capodanno: festeggiamo con cotechino (io no), lenticchie e spumante, ma il concetto stesso di calendario gregoriano è un regalo di Papa Gregorio XIII, che però si basò su calcoli di astronomi non proprio "italianissimi". 

E i fuochi d'artificio? Inventati in Cina. Dobbiamo forse smettere di brindare?

Cari censori culturali, il punto è questo: la cultura è un fiume in continua evoluzione, non un museo chiuso a chiave. Halloween ha radici celtiche (Samhain), passate per l'America e ora approdate qui. È una festa dei defunti? Assolutamente sì, come i nostri cari e antichissimi Feralia romani o il culto dei morti che in molte regioni italiane ha tradizioni profondissime. Forse fa così paura perché, diversamente dalle nostre commemorazioni più sobrie, ci permette di riderci sopra?

Io personalmente non sono il più grande fan di Halloween (preferisco di gran lunga i nostri morti, più buoni e meno zuccherosi). Ma almeno cerco di essere coerente: o accettiamo che le culture si mescolino e assorbano influenze, o facciamo pulizia totale di tutto ciò che è "straniero".

Quindi, la domanda è sincera: sei pronto/a a non festeggiare più Babbo Natale, a boicottare la Festa della Mamma e a ignorare San Valentino? Perché altrimenti questa crociata contro Halloween sa tanto di selezione comoda. Si critica solo ciò che non piace, nascondendosi dietro un patriottismo culturale di facciata.

Amici miei, fatemi sapere quando firmiamo il manifesto per l'abolizione globale delle feste "importate". Porterò io il lanciafiamme per bruciare il pupazzo di Babbo Natale.


(A. Battantier, Italien Néandertalien, Mip Lab, 10/25)


#italienneandertalien

#MIPLab